mercoledì 4 dicembre 2013

ANITA MOORJANI: Morendo ho ritrovato me stessa

Nata e cresciuta in una famiglia tradizionale hindu, fin da bambina Anita è stata condizionata dagli usi e costumi della cultura e della religione. Dopo anni di dure lotte per seguire il proprio cammino cercando di soddisfare le aspettative degli altri, una meravigliosa rivelazione l’ha portata a scoprire il potere creativo dell’universo e alla realizzazione di cose che non avrebbe mai creduto possibili.
Infatti, colpita dal cancro, dopo quattro anni di propagazione della malattia in
tutto il corpo, Anita cadde in uno stato di prostrazione tale da accedere a una esperienza di premorte grazie alla quale ottenne la rivelazione del suo valore intrinseco in quanto essere umano... e scoprì anche la causa reale della malattia. Dopo aver ripreso conoscenza, le sue condizioni di salute migliorarono rapidamente e poté lasciare l’ospedale senza che ci fosse più alcuna traccia del cancro nel suo corpo!

Partendo dall’esperienza di premorte, Anita condivide in modo toccante e con grande ispirazione tutto quello che ha imparato sulla malattia, sulla guarigione, sulla paura, sull’amore e sulla potenziale grandezza riposta in ciascuno di noi. La sua storia demistifica la falsa credenza secondo cui per essere spirituali sia necessario compiere un percorso di privazione e sofferenza. La prospettiva di Anita è molto più coinvolgente e illuminata e offre a ciascuno la possibilità di essere se stesso.
Molte sono state le domande poste ad Anita Moorjani dopo la sua esperienza e lei ha condiviso il suo sentire su varie tematiche in molti gruppi. Fra le altre, le hanno chiesto: "Ho sentito parlare dell'importanza del perdono. Hai notato se si debba perdonare molto nell'altra dimensione?" Anita risponde: "Nello stato di premorte, la chiarezza è talmente cristallina che il concetto di perdono assume un significato molto diverso. Mi sono resa conto che era me stessa che dovevo perdonare, non gli altri. Non c'è stato nessun giudizio negativo per gli errori che apparentementre avevo commesso. Ho sentito solo comprensione del perchè di ogni mio comportamento.
Ho capito anche che all'interno di quella dimensione infinita e non giudicante, in effetti non c'è alcun bisogno di perdonare nè se stessi nè gli altri. Siamo tutti perfetti, figli meravigliosi dell'universo, e siamo stati generati dall'amore puro. L'amore incondizionato ci spetta di diritto, non il giudizio o la condanna, e non dobbiamo fare nulla per guadagnarcelo. Esso è semplicemente ciò che siamo.Il bisogno di perdonare nasce dal considerare le cose buone o cattive, ma in assenza di giudizio, non abbiamo niente da scusare. Entro l'arazzo cosmico che stiamo creando, tutti i pensieri, le parole e gli atti sono necessari per la creazione del Tutto magnifico e infinito. Proprio come con lo spettro di luce di cui ho parlato prima, tutti i colori sono necessari per dare contrasto e infondere vita nell'essere. Cosa c'è da perdonare?

A questo punto ho sostituito il perdono con l'empatia, l'amore incondizionato e la compassione, per me stessa e per gli altri. Invece di giudicare, creando il bisogno del perdono, ora ho solo dedizione e provo grande rispetto per il ruolo multisfaccettato che ciascuno di noi gioca nel Tutto della creazione."

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