venerdì 13 dicembre 2013

L'eterno incontro delle anime gemelle

Brian Weiss, laureato alla Columbia University e alla Yale Medical School, ha diretto per anni il dipartimento di psichiatria al Mount Sinai Medical center di Miami, città della Florida dove vive. Attualmente dirige uno studio privato per la terapia di regressione e la psicoterapia spirituale. In questo libro "MOLTE VITE, UN SOLO AMORE", diventato un best-seller ormai,lo psichiatra racconta un doppio caso clinico facendoci riflettere sulla profonda necessità che si nasconde dietro le apparenti coincidenze delle vicende amorose.
 "A ciascuno di voi è riservata una persona speciale. A volte ve ne vengono riservate due o tre, anche quattro. Possono appartenere a generazioni diverse. Per ricongiungersi a voi, viaggiano attraverso gli oceani del tempo e gli spazi siderali. Vengono dall'altrove,dal cielo. Possono assumere diverse sembianze, ma il vostro cuore le riconosce. Il vostro cuore le ha già accolte come parte di sé in altri luoghi e tempi, sotto il plenilunio dei deserti d'Egitto o nelle antiche pianure della Mongolia. Avete cavalcato insieme negli eserciti dimenticati dalla storia, avete vissuto insieme nelle grotte ricoperte di sabbia dei nostri antenati. Tra voi c'è un legame che attraversa i tempi dei tempi: non sarete mai soli.
L'intelletto  può intromettersi e dire: <Io non so chi tu sia>. Ma il cuore sa.
Lui ti prende la mano per la prima volta e la memoria di questo tocco trascende il tempo, e fa sussultare ogni atomo del tuo essere. Lei ti guarda negli occhi, e tu vedi l'anima gemella che ti ha accompagnato attraverso i secoli. Ti senti rivoltare le viscere. Hai la pelle d'oca. Tutto, al di fuori di questo momento, perde importanza.
Lui può anche non riconoscerti, anche se finalmente l'hai incontrato di nuovo, anche se in effetti lo conosci. ma tu puoi sentire il legame che esiste tra voi. Puoi vedere la carica potenziale, il futuro. Lui forse no. Le sue paure, il suo bagaglio intellettuale, i suoi problemi gli creano come un velo sul cuore. Ed egli non lascia che tu l'aiuti a dissipare quel velo. Tu t'affliggi e ti struggi, lui se ne va. Il destino può essere così delicato.

Quando invece due persone si riconoscono reciprocamente, non c'è vulcano che erompa con maggiore passione. L'energia liberata è enorme. Il riconoscimento dell'anima gemella può essere immediato. Si avverte un'improvvisa sensazione di familiarità, di conoscere già questa persona appena incontrata, ben oltre i limiti cui arriva la mente consapevole. Di conoscerla così profondamente come di solito accade solo con i più intimi membri della famiglia. O anche di più. E di sapere già cosa dire, e come l'altro reagirà. Nasce quindi un senso di sicurezza, e una fiducia ben più grande di quella che si potrebbe pensare di raggiungere in un solo giorno, in una settimana, in un mese.
Il riconoscimento  dell'anima può essere un processo sottile e lento. All'inizio, magari solo un albore di consapevolezza nel momento in cui il velo viene delicatamente sollevato. Non tutti sono pronti ad accogliere subito la rivelazione. C'è una progressione da rispettare, e può darsi che si renda necessaria, da parte di chi lo comprende per primo, una certa pazienza.
A farti capire che ti trovi di fronte a un tuo compagno d'anima può essere uno sguardo, un sogno, un ricordo, un sentimento. E tale risveglio può avvenire anche attraverso un tocco delle mani di lui, o il bacio delle labbra di lei, e la tua anima balza di nuovo alla vita.
Il tocco che desta può essere quello del tuo bambino, di un tuo genitore, di un fratello, o quello di un amico vero. Oppure può essere quello del tuo diletto, che arriva a te attraverso i secoli, per baciarti ancora una volta, e per ricordarti che siete sempre insieme, fino alla fine dei tempi."

mercoledì 4 dicembre 2013

ANITA MOORJANI: Morendo ho ritrovato me stessa

Nata e cresciuta in una famiglia tradizionale hindu, fin da bambina Anita è stata condizionata dagli usi e costumi della cultura e della religione. Dopo anni di dure lotte per seguire il proprio cammino cercando di soddisfare le aspettative degli altri, una meravigliosa rivelazione l’ha portata a scoprire il potere creativo dell’universo e alla realizzazione di cose che non avrebbe mai creduto possibili.
Infatti, colpita dal cancro, dopo quattro anni di propagazione della malattia in
tutto il corpo, Anita cadde in uno stato di prostrazione tale da accedere a una esperienza di premorte grazie alla quale ottenne la rivelazione del suo valore intrinseco in quanto essere umano... e scoprì anche la causa reale della malattia. Dopo aver ripreso conoscenza, le sue condizioni di salute migliorarono rapidamente e poté lasciare l’ospedale senza che ci fosse più alcuna traccia del cancro nel suo corpo!

Partendo dall’esperienza di premorte, Anita condivide in modo toccante e con grande ispirazione tutto quello che ha imparato sulla malattia, sulla guarigione, sulla paura, sull’amore e sulla potenziale grandezza riposta in ciascuno di noi. La sua storia demistifica la falsa credenza secondo cui per essere spirituali sia necessario compiere un percorso di privazione e sofferenza. La prospettiva di Anita è molto più coinvolgente e illuminata e offre a ciascuno la possibilità di essere se stesso.
Molte sono state le domande poste ad Anita Moorjani dopo la sua esperienza e lei ha condiviso il suo sentire su varie tematiche in molti gruppi. Fra le altre, le hanno chiesto: "Ho sentito parlare dell'importanza del perdono. Hai notato se si debba perdonare molto nell'altra dimensione?" Anita risponde: "Nello stato di premorte, la chiarezza è talmente cristallina che il concetto di perdono assume un significato molto diverso. Mi sono resa conto che era me stessa che dovevo perdonare, non gli altri. Non c'è stato nessun giudizio negativo per gli errori che apparentementre avevo commesso. Ho sentito solo comprensione del perchè di ogni mio comportamento.
Ho capito anche che all'interno di quella dimensione infinita e non giudicante, in effetti non c'è alcun bisogno di perdonare nè se stessi nè gli altri. Siamo tutti perfetti, figli meravigliosi dell'universo, e siamo stati generati dall'amore puro. L'amore incondizionato ci spetta di diritto, non il giudizio o la condanna, e non dobbiamo fare nulla per guadagnarcelo. Esso è semplicemente ciò che siamo.Il bisogno di perdonare nasce dal considerare le cose buone o cattive, ma in assenza di giudizio, non abbiamo niente da scusare. Entro l'arazzo cosmico che stiamo creando, tutti i pensieri, le parole e gli atti sono necessari per la creazione del Tutto magnifico e infinito. Proprio come con lo spettro di luce di cui ho parlato prima, tutti i colori sono necessari per dare contrasto e infondere vita nell'essere. Cosa c'è da perdonare?

A questo punto ho sostituito il perdono con l'empatia, l'amore incondizionato e la compassione, per me stessa e per gli altri. Invece di giudicare, creando il bisogno del perdono, ora ho solo dedizione e provo grande rispetto per il ruolo multisfaccettato che ciascuno di noi gioca nel Tutto della creazione."

sabato 30 novembre 2013

La fisica del successo

Il misterioso mondo dei quanti dimostra che possiamo influire molto più di quanto pensiamo sul corso della nostra vita: siamo, di fatto, co-creatori dell’universo. Ognuno di noi dispone di un potere illimitato che gli consente di fare del mondo in cui viviamo un luogo più armonioso...
Natalie Reid insegna a guarire dalle ferite del passato, a evitare l’auto­sabotaggio, a operare straordinari cambiamenti nelle relazioni personali, nel lavoro, nel rapporto con il denaro e in qualsiasi altra area della vita. Attraverso un sistema in cinque passi, pratico e facile da usare, La fisica del successo fornisce potenti tecniche e meditazioni che stimolano la mente inconscia a creare esattamente il futuro che desideriamo. 

 

mercoledì 27 novembre 2013

Riflessione

Come puoi provare se in questo momento noi stiamo dormendo e tutti i nostri pensieri sono un sogno, oppure se siamo svegli e stiamo parlando l'uno con l'altro in uno stato di veglia?
Platone

giovedì 7 novembre 2013

AMICIZIA, reale o virtuale?

Che cosa è “reale” ? Che cosa è “virtuale”?
quello che noi crediamo sia reale è quello che abbiniamo alla fisicità, quello che la nostra mente ci fa percepire con i 5 sensi. Provare emozioni, sensazioni, ridere, piangere, amare è reale anche se non lo tocchiamo ?
Parlare con un amico guardandolo negli occhi o scrivergli dalla tastiera del nostro PC cambia il nostro sentire , il nostro affetto per lui, la nostra attitudine nelle relazioni interpersonali?
Ci sentiamo sempre dire che i contatti che abbiamo sui social networks hanno meno valore dei contatti che abbiamo nella vita “reale”, quella del quotidiano, quella dell’ambiente di lavoro.
Uno scambio di opinioni, una parola di conforto, un sorriso di un amico virtuale non provocano forse in noi emozioni e gioia “reali”?
Ci sentiamo dire di stare attenti perché l’altro “virtuale” potrebbe ingannarci, raccontarci frottole sulla sua vita, potrebbe essere sposato, potrebbe essere un uomo che finge di essere una donna e viceversa.Non pensate che corriamo lo stesso rischio incontrando fisicamente le persone nella nostra routine “reale”?... non pensate che la delusione, il disappunto siano della stessa natura, nel reale e nel virtuale?

Dicono che Facebook crea dipendenza. Può essere… ma credo che ognuno di noi faccia delle scelte, puoi essere TV-dipendente, happy-hour- dipendente, alcol-dipendente ecc. per ogni cosa che scegliamo ci possono essere delle “controindicazioni”.
I social networks hanno cambiato il nostro modo di rapportarci con gli altri e con il mondo. Io chiamo Internet “ la mia finestra sul mondo” e attraverso di esso ho instaurato dei rapporti d’amicizia meravigliosi con persone non solo vicine a me, ma anche lontane geograficamente, e con qualcuna di loro è stato anche possibile incontrarsi fisicamente.
Chi può dire se siamo svegli o stiamo sognando? Come insegnava Chuang Tzu , è l’uomo che sognava di essere una farfalla o la farfalla che sognava di essere un uomo?
Nulla di quello che vediamo è certo, nulla di quello che pensiamo è certo, nulla di quello che crediamo è certo. Secondo me, l’unica cosa certa è non avere certezze…
Iniziamo un viaggio all’interno di noi stessi per incontrare il nostro ESSERE, la vita semplicemente scorre… gli alberi , gli animali seguono il ciclo della natura, semplicemente SONO….
Amore e luce! Tu, che ne pensi?

giovedì 31 ottobre 2013

Rugby: Jonny Wilkinson and Quantum Physics

What do the mythical Wilko and two quantic physicists have in common? Their passion for quantum physics, so they meet in a dialogue about it in this brilliant book.
The book "Quantum Rugby: a dialogue between sport and physics" was published in France for the first time and now  it is available in Italian.
Etienne Klein and  Jean Ilionpoulos – international professors of Quantum Physics- and Jonny Wilkinson get together to explore the casual bounce of a rugby ball and if a drop is partially a sheer chance.
 Jonny Wilkinson is one of the greatest rugby players of the century. He was fly-half in the English national team, and during the final match of  Rugby World Cup 2003 he was the author of the drop which gave England the victory versus Australia.
It seemed that drop was a chance outcome in a measure, but the champion affirms that chance can be understood and even conditioned in some aspects, in this fascinating chat in the book.
 During his career,he was first attracted by Buddhism and helped by its philosophy he could make changes in his vision of the world and face better daily life pressures, then  he found out that there were some links between his job and quantum physics.
In his words:"If I kick the ball once, a hundred,a thousand times,in the end I can manage to reproduce the same result in the match and during a training session. And gradually I feel I can control everything".
A dialogue that shows the deepest and the most human side of one of the greatest champions ever, one of the most loved and respected anyway. He was able to give us moments of profound reflection in this book.
He likes to say about himself: "
 "I have done things that with no doubt were very beautiful, but that have not worked. And I had to change my idea of perfection: this impossible search provoked me too many problems, I didn't manage to  be in peace with myself. The world is beautiful this way.
At present I think it is possible to always reach perfection through intention. This interpretation changes everything: I try to let myself be carried by the desire to do some good to the others and to improve myself. I give everything.
It doesn't matter that I succeed or not, that the ball falls here or there. It is not the important thing".
Enjoy reading this unusual theme!

giovedì 24 ottobre 2013

LA FELICITA’ E’ UNO STATO DI COSCIENZA

La felicità viene sovente considerata come qualcosa di esterno a noi e alla nostra vita quotidiana, come ad uno stato di ebbrezza che proviene da qualcosa che dobbiamo ricercare, acquisire,  attraverso il denaro, attraverso la notorietà, un impiego prestigioso e ancora l’elenco potrebbe essere infinito.... Ti propongo questa riflessione di Omraam Mikhael Aivanhov:
-"Osservatevi e vedrete: vi aspettate di incontrare il grande amore, vi aspettate di incontrare il successo, vi aspettate la fortuna, la gloria, e non arrivano, e siete scontenti. Alcuni andranno perfino a consultare i chiaroveggenti, gli astrologi che gli diranno: “Ma si, l’amore arriverà, il successo arriverà.. Tra sei mesi o un anno, quando ci sarà il transito di tale pianeta, una certa congiunzione, vedrete tutto cambierà”. Allora ecco che si rassicurano, riprendono la speranza e continuano ad aspettare.
Eh no, la felicità non è qualche cosa che arriva o non arriva, così, dall’esterno. La felicità è uno stato di coscienza che dipende dalla nostra buona comprensione delle cose. Non bisogna immaginarsi che si sia venuti sulla terra per vivere nella facilità, nei piaceri, nell’abbondanza. Siamo venuti sulla terra per imparare e perfezionarci. Ora, come perfezionarsi se non si hanno ogni giorno dei problemi da risolvere? Ecco, deve essere ben chiaro: la terra è una scuola e, come tutte le scuole, solo chi apprende e progredisce può essere felice. Allora, non vi aspettate che la felicità venga dall’esterno sotto forma di incontri o di condizioni favorevoli. La felicità reale, definitiva, non può che venire da noi, dal nostro modo di considerare le cose.
Fate un esperimento: andate a chiedere alle persone che possiedono i vantaggi materiali che voi tanto desiderate, vi confideranno che non sono poi così tanto felici, o allora se sono contente è perché possiedono già nel loro cuore, nella loro anima degli elementi che permettono loro di apprezzare la loro situazione e che sarebbero altrettanto contente in situazioni che vi sembrino meno desiderabili. D’altra parte quante volte si è constatato che messe in situazioni identiche, persone diverse non reagiscono tutte nello stesso modo.
Prendiamo un esempio banale della vita quotidiana, un imbottigliamento. Guardate le reazioni degli automobilisti: uno si spazientisce, si mette a suonare il claxon e prende a male parole i vicini; un altro sfoglia il giornale o ascolta la radio; un altro chiacchiera con il suo passeggero, o l’abbraccia se è la sua fidanzata. Infine un altro – ma è evidentemente molto più raro – approfitta di questo momento di sosta per calmarsi, armonizzarsi, rientrare in sé stesso, legarsi al Cielo e inviare il suo amore e la sua luce a tutti gli esseri sulla terra.
È la stessa cosa nella maggior parte di circostanze della vita. È dunque nella nostra testa che dobbiamo fare ordine. È il nostro pensiero che agisce sui nostri stati di coscienza. Con un buon ragionamento, con una buona filosofia si può diventare padroni della propria felicità; e dove gli altri si irritano, si fanno il sangue marcio e avvelenano la vita delle persone che hanno intorno, voi vi rinforzate, vi arricchite e grazie alle vostre esperienze potete in seguito aiutare le persone che vi sono vicine con i vostri consigli, la vostra attitudine, il vostro irraggiamento, e alle volte con la sola vostra presenza, grazie alla forza, alla luce, alla pace che emanano da voi.
Allora, che sia ben chiaro, non vi aspettate passivamente che la felicità vi venga dall’esterno. Al contrario sta a voi agire e applicare i metodi che vi permetteranno di trasformare le tristezze in gioie, le sconfitte in successi."-